Il 26 dicembre dell’anno appena conclusosi è mancato il professor Mario Capasso, ordinario di Papirologia all’Università del Salento, che era anche membro del Comitato Scientifico e del Consiglio Direttivo della Fondazione Valla. Aveva 72 anni.
Napoletano di nascita e di studi, si era formato alla scuola di Marcello Gigante, nell’entusiasmante decennio (1970-1980) in cui Gigante, con felice intuizione, aveva dato nuova vita e linfa agli studi papirologici ercolanesi, creando il Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi (acronimicamente CISPE), fucina di giovani studiosi italiani e stranieri grazie alle non poche borse di studio che vi venivano assegnate. Aveva inoltre dotato il Centro di efficaci strumenti quali una rivista dedicata (le Cronache Ercolanesi) e una collana di edizioni critiche di testi epicurei in prevalenza papiracei (La scuola di Epicuro): il nome di Mario Capasso, che era uno dei primi allievi del maestro, vi ricorre spesso. Di quel fervido periodo, Mario Capasso aveva sempre conservato, senza mai disgiungerlo da un alto rigore metodologico e da una vasta dottrina, quell’entusiasmo un po’ giocoso nell’affrontare gli enigmi sempre nuovi di una disciplina in fondo ancor giovane e piena di sorprese come la papirologia: essa – parole sue – lo affascinava per le sfide della decifrazione, della ricostruzione e dell’interpretazione, che ciascun frammento di papiro sempre pone.
E tuttavia – nemo propheta in patria – la gran parte della sua carriera di affermato papirologo si era svolta altrove, nella bella Lecce, dove era arrivato nel 1987, portando la sua energia, la sua voglia di fare, le capacità organizzative e il suo amore per i papiri. In pochi anni aveva realizzato, o messo in cantiere, un gran numero di progetti. Nel 1992 aveva fondato il Centro di Studi Papirologici dell’Università di Lecce e nel 2007 aveva fondato il Museo Papirologico. Era stato ‘cercatore di papiri’ sul campo, come i papirologi dell’epoca d’oro della disciplina appena nata, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: dal 1993 al 2003 in qualità di Codirettore della Missione Archeologica Congiunta delle Università di Bologna e Lecce a Bakchias (Fayyum, Egitto), e dal 2004, insieme con l’egittologa Paola Davoli, come Direttore della Missione Archeologica dell’Università di Lecce a Soknopaiou Nesos (Fayyum, Egitto). Vero papirologo a tutto tondo, era diventato anche restauratore di papiri: in tale veste si era conquistato la fiducia di istituzioni italiane e straniere, come il museo Archeologico Nazionale di Napoli, il museo Egizio del Cairo, il Centre de Documentation de Papyrologie Littéraire (CEDOPAL) dell’Università di Liegi e l’università di Oxford, che lo chiamavano per affidare alle sue cure le loro importantissime collezioni. Studiava con la stessa riconosciuta maestria papiri ercolanesi e papiri di provenienza egizia, letterari e documentari, ma anche gli ostraka portati alla luce negli scavi di Bakchias e di Soknopaiou Nesos. Autore di innumerevoli pubblicazioni in cui infondeva le sue qualità precipue di papirologo, il rigore, la prudenza e l’intuito, non si possono non menzionare almeno quelle di più ampio respiro: il Manuale di Papirologia Ercolanese (1991) e l’Introduzione alla Papirologia (2005). Ha fondato Papyrologica Lupiensia (dal 1992), Studi di Egittologia e Papirologia (dal 2004) e altre riviste, e ha diretto il Corpus dei Papiri Storici Greci e Latini. Era da anni Presidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC), un presidente non solo di nome ma molto fattivo, che aveva ideato iniziative quali la Giornata Nazionale della Cultura Classica, il Festival della Cultura Classica, la Giornata Mondiale della Lingua Latina. Una delle sue creature predilette era anche la più recente: l’aver portato a Lecce, insieme a Paola Davoli, l’organizzazione del XXIX Congresso Internazionale di Papirologia, svoltosi all’Università del Salento dal 28 luglio al 3 agosto 2019. Grande era la sua soddisfazione per il diffuso e sentito plauso che l’evento aveva riscosso dai colleghi papirologi ed egittologi di tutto il mondo affluiti a Lecce. Ma aggiungeva sempre, quando ne parlava, che coloro che avevano collaborato alla formidabile impresa ne avevano merito quanto lui.
Il suo eclettismo intellettuale lo aveva portato, negli ultimi anni, a confrontarsi con un divertissement letterario poco usuale per un professore universitario: scrivere romanzi, che non è improprio definire gialli, il cui protagonista era un restauratore di antichi manoscritti, spesso alle prese con papiri, proprio come lui, il dottor Cavendish. Sono sicuro che non si sia lontani dal vero supponendo che un’intima ispirazione per le immaginarie avventure del papirologo detective sia scaturita dall’indagine che lo stesso Capasso, in piena titolarità del suo ruolo di professore, aveva dovuto svolgere in Egitto per ritrovare, restaurare e restituire alla comunità scientifica un importantissimo papiro latino, di cui poco dopo la scoperta, avvenuta nel 1978, si erano perse le tracce e nessuno più sapeva dove fosse conservato. La storia, insieme avvincente e divertente, è raccontata nel libro Il ritorno di Cornelio Gallo. Il papiro Qasr Ibrîm venticinque anni dopo (2003).
Uno dei tratti distintivi di Mario Capasso era la generosità, umana e scientifica. Era uno studioso affabile, versatile e infaticabile, che amava condividere con allievi e colleghi il suo sapere e i problemi che i suoi amati papiri gli ponevano di fronte. Era un vero Maestro nel dare l’esempio della dedizione con cui si deve attendere agli studi papirologici per coltivarli con profitto. Non posso fare a meno di ricordare quanto fosse popolare tra gli studenti dell’Università di Cagliari (ma chissà di quante altre) che avevano ascoltato qualche sua conferenza quando era stato nostro ospite, o che avevano frequentato la memorabile Scuola estiva di papirologia di Lecce. Sapeva essere un amico sincero e affettuoso, aveva la capacità di valorizzare le persone, a cominciare dai suoi affezionatissimi allievi, il suo profondo impegno di studioso del mondo classico non perdeva mai di vista il mondo in cui viviamo, la sua conversazione era sempre colorata di ironia e di autoironia. Prendeva molto sul serio il suo lavoro, molto meno, da buon intellettuale napoletano, sé stesso.
A chi volesse ripercorrere la vicenda umana e professionale di Mario Capasso facendosi guidare dalle sue stesse parole, consiglio la lettura del libro Dialogo con Mario Capasso (intervistato da Paola Davoli, Natascia Pellé, Alberto Buonfino), Cosenza, Edizioni Milella, 2023.