È in scena al Teatro alla Scala di Milano, dal 6 novembre, con la direzione di Franz Welser-Möst e la regia di Sven-Eric Bechtolf, Die ägyptische Helena, la meno nota delle collaborazioni tra Hugo Von Hofmannsthal e Richard Strauss.
L’opera, che debuttò a Dresda nel 1928 e fu rivista da Strauss dopo la morte di Hofmannsthal, ha una trama molto complessa, influenzata da Omero e, soprattutto, nonostante le resistenze dello scrittore, dall’Elena di Euripide, di cui Hofmannsthal riprende l’idea del doppio della sua protagonista . Di ritorno da Troia, Menelao intende uccidere la moglie; la maga Etra, però, impedisce il delitto e fa naufragare la nave su cui viaggiano gli sposi su un’isola vicino all’Egitto, dove il malinconico sovrano spartano beve una pozione che gli fa credere che non sia stata Elena ad andare a Troia con Paride, ma un fantasma. La sua vera moglie, nel frattempo, non avrebbe fatto altro che dormire. Tra visioni, sogni, elfi, filtri magici e principi del deserto (Altair e il figlio, Da-ud) innamorati, naturalmente, di Elena, l’opera si conclude con la riconquista della memoria da parte di Menelao e la riconciliazione dei due sposi. Un libretto, quindi, che, come era già avvenuto con Elektra (1903) e Die Frau ohne Schatten (1919), intreccia il mito al mondo moderno, facendo emergere echi e inquietudini che le esplorazioni dell’inconscio e la psicoanalisi avevano instillato nella cultura viennese e europea nei primi decenni del secolo scorso.
Nel cast, Ricarda Merbeth, già trionfatrice nella recente ripresa di Elektra, nei panni di Elena, insieme all’Heldentenor Andreas Schager (Menelao), Eva Mei (Aithra) e Thomas Hampson (Altair).